03/07/2017 – In Più sponsor dell’Assemblea annuale dell’Unione Industriale Biellese

Il futuro dell’innovazione, le competenze necessarie e lo sviluppo sostenibile. Sono stati questi i temi al centro della tavola rotonda che, all’Auditorium di Città Studi, a Biella, hanno caratterizzato l’Assemblea annuale dell’Unione Industriale Biellese.

In apertura di lavori, il presidente Carlo Piacenza ha fornito, in estrema sintesi, il quadro della situazione, sulla base dei dati elaborati da Sistema Moda Italia: «Dal 2013 – ha detto – il sistema moda italiano (67mila imprese che danno lavoro a 600mila persone) è cresciuto del 4,2%, a fronte di una crescita del Pil dell’1,8%. E’ un dato migliore di quello del settore meccanico e che diventa ancora più corposo se consideriamo i settori collegati al tessile abbigliamento. «I segnali positivi sono timidi, ma ci sono, anche nel Biellese. Nei primi tre mesi di quest’anno – ha aggiunto il presidente dell’Uib – l’export della nostra provincia è cresciuto del 12,7% rispetto all’anno precedente, mentre il dato nazionale si attesta al +9,9%. Dobbiamo quindi lavorare per consolidare e migliorare questi segnali positivi, rimettendo al centro le “cose che contano davvero”».

Ed eccole, dunque, le “cose che contano davvero”: futuro, competenze e sviluppo. «I tre temi – come ha sottolineato Piacenza – sui quali si giocherà il nostro destino». Il futuro, che passa attraverso «una visione condivisa del Paese e dei suoi territori. “Biella in Transizione” ne è un esempio: questo progetto sarà tanto più utile quanto più la sua filosofia diventerà patrimonio comune e condiviso». Competenze, che si possono sviluppare mediante l’educazione. E a tal proposito il presidente dell’Uib ha sottolineato l’esigenza, da parte degli imprenditori e delle realtà associative, di «continuare a dedicare attenzione al sistema educativo e formativo, consapevoli che nel Biellese c’è una grande tradizione di istituzioni educative di altissimo livello».
Sviluppo, al quale sta contribuendo a dare un forte impulso il programma “Industria 4.0” varato dal governo. «Come imprenditori – ha detto Piacenza – dobbiamo avere la consapevolezza che non si tratta soltanto di un aggiornamento tecnologico dei nostri impianti: in gioco vi è un mutamento di prospettiva e di mentalità. Occorre essere disposti a mettere in discussione metodologie, approcci e anche stili di conduzione aziendale, senza mai perdere di vista la sostenibilità».

Quindi il presidente ha ribadito le richieste che il mondo imprenditoriale rivolge all’esecutivo: «Insistere nelle azioni di politica economica che incidono sui fattori di crescita, prorogando la misura dell’iperammortamento e, contemporaneamente, azzerare il cuneo fiscale per l’assunzione dei giovani a tempo indeterminato».

Moderata da Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc, la tavola rotonda “Innovazione e sostenibilità: quali competenze” è poi entrata nel vivo con gli interventi dei relatori. A soffermarsi sull’importanza cruciale della sostenibilità sono stati, in particolare, Carlo Piacenza e Claudio Marenzi. «Non possiamo più permetterci di produrre sprecando, dobbiamo avvicinarci il più possibile all’“impatto zero”», ha affermato il presidente dell’Uib, mentre il presidente di Confindustria Moda ha denunciato la mancanza di reciprocità: «Non è solo il prodotto finale a dover essere sostenibile, ma l’intero processo produttivo. Purtroppo, oggi, non in tutti i Paesi è così, anzi. Una consapevolezza, questa, che va trasmessa ai consumatori finali, i quali devono sapere che il “made in Italy” rispetta i requisiti di sostenibilità lungo l’intera filiera».

Del ruolo dell’education in una società che sta affrontando il cambiamento ha parlato Ermanno Rondi. «Sono due le sfide che ci attendono – ha esordito – un ricambio generazionale e un cambio dei modelli organizzativi, che porterà a concentrarsi sempre più sul servizio piuttosto che sul prodotto». Per il presidente del Gruppo Tecnico di Confindustria, Formazione professionale e alternanza scuola lavoro, «l’attuale “orientamento scolastico” finisce per essere un vero e proprio “marketing scolastico”, nel quale ciascuno pubblicizza la propria scuola, ma nessuno pensa ai reali bisogni del mercato del lavoro. Nel Biellese si assumono ogni anno circa 3mila persone, la metà delle quali nel tessile. E nel nostro territorio diventa sempre più difficile reperire ogni anno quelle 150 figure professionali, quei tecnici, che servono alle aziende». «Se non c’è una correlazione tra scuola e mondo del lavoro – gli ha fatto eco Piacenza – si finisce per creare solo disoccupati».

Giulio Pedrollo ha affrontato il tema “Industria 4.0” a partire dalle attuali preoccupazioni del mondo imprenditoriale. «Ora che si stanno iniziando a vedere i primi risultati in termini di investimenti – ha detto il vice presidente di Confindustria per la politica industriale – gli imprenditori sono terrorizzati da ciò che potrebbe decidere il prossimo governo: che ne sarà di questo programma? D’altronde i timori sono fondati, dal momento che in Italia capita spesso di non riuscire a dare sostanza a ciò che si fa».
Quindi Pedrollo è sceso in campo a difesa dell’innovazione tecnologica legata a “Industria 4.0”. «Ciò che non è sostenibile in questo Paese – ha dichiarato – è la cultura anti-industriale. Non è vero che la tecnologia, l’automazione comportano una perdita di posti di lavoro». «E’ un tema su cui si discute da tempo», ha aggiunto Rondi, suggerendo una visione da un’altra prospettiva: «In realtà – ha detto – le macchine eliminano l’alienazione dal lavoro e stimolano la creatività».

A conclusione della tavola rotonda, è stata invitata a prendere la parola l’assessore regionale alle Attività produttive Giuseppina De Santis, che ha annunciato il varo degli “Open factories”: «Saranno una o due giornate all’anno durante le quali – ha spiegato – le aziende che lo vorranno apriranno le porte al pubblico. In autunno è previsto il numero zero di questa nuova iniziativa. Sarà l’occasione (così come già accade con le bellezze naturali e architettoniche nel corso delle Giornate del Fai) per far conoscere le nostre fabbriche, per far vedere all’esterno dove nascono i nostri prodotti e come vengono realizzati».

FONTE:
Ufficio Stampa UNIONE INDUSTRIALE BIELLESE
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